DELLA GRANDE NEVICATA A MILANO

Foto Wikipedia di Mario De Biasi

Era il 1985, lavoravo a Milano, al Teatro Manzoni, che sta appunto in via Manzoni, a un centinaio di metri da La Scala.

In un giorno di gennaio arrivò da Roma la notizia che tutta la capitale era paralizzata per una spruzzata di neve.

Traffico romano impazzito, persone che non sono andate al lavoro e a Milano, ovviamente, i miei colleghi, hanno trovato un argomento per attaccare la Roma.

Quella che allora senza il ritegno di oggi, la Lega aveva battezzato: “Roma ladrona”.

Io, più vicino a Roma che a Milano, come ispirazione e dialetto, trovavo difficile difendere la posizione di una città che si paralizza completamente per una spolverata di neve.

Difficile difficile.

Un paio di giorni sotto attacco da parte degli operativi milanesi, sempre efficienti e pronti a tutto.

Ma i miei amici e colleghi milanesi, non potevano sapere che la natura era in agguato e un paio di giorni dopo, fece partire una nevicata a Milano, che andò avanti per 72 ore.

Neve fina fina, che però in tutto questo tempo si accumulò e raggiunse l’altezza di 70 centimetri.

In qualche zona periferica anche di più.

A quel punto il milanese, dopo tutto quello che aveva detto, non poteva rimanersene a casa come facevano i romani, così tutti in metropolitana al lavoro, visto che la circolazione in auto privata era impossibile.

Risultato: metro bloccata.

Allora tutti fuori sperando nei tram. Niente da fare.

In via Manzoni, davanti al teatro, la troppa neve ne fece deragliare uno che in testa-coda ha scocciato un sacco di auto parcheggiate.

Comunque al lavoro, i milanesi, ci sono andati tutti. A piedi.

Per giorni casa – lavoro – casa, a piedi.

Alcune ragazze dipendenti del teatro, abitavano a San Siro e la sera, dopo lo spettacolo, a piedi fino a casa e il giorno dopo ancora a piedi fino al lavoro.

Chi conosce le distanze che ci sono dal centro, apprezzerà molto.

Intanto i quotidiani romani come La Repubblica, ci hanno dato dentro e questo non ha di certo contribuito a distendere i rapporti fra la capitale vera e quella “morale”.

In prima pagina una vignetta di Giorgio Forattini rappresentava il sindaco di Milano Aldo Aniasi, mezzo sepolto dalla neve in piazza Duomo che con il pugno verso il cielo urlava “Dio terrone”.

Non venne considerata una bestemmia. Almeno non a Roma. Nemmeno il Papa di allora, Giovanni Paolo II ebbe a dirne niente.

Ricordo con piacere questi momenti. A Milano abitavo vicino al teatro. Da arrivarci a piedi.

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