DOVE VA L’INFORMAZIONE?

Me lo chiedo da un po’ di tempo.

Da quando mi sono ritrovato a gestire un blog, ormai ceduto, che si interessava di vicende legate al territorio.

Blog.

Un termine datato che racconta uno strumento vecchio.

Uscito dalle redazioni di giornali cartacei, sono rimasto stregato dalla velocità con cui si riesce a comunicare attraverso la rete. Invece che pensare, scrivere, dettare l’articolo per poi vederlo pubblicato il giorno dopo, ormai già da parecchio, si fa tutto in tempo reale.

Quando dico “dettare” penso a quello che succedeva a Paese Sera.

L’articolo veniva dettato agli stenografi entro un tempo massimo oltre il quale rimanevi “fuori” dalla pagina della mattina dopo.

Con il blog, ormai già una decina di anni fa, si riusciva a comunicare molto velocemente.

Nessun tempo di attesa fra la preparazione dell’articolo e la sua pubblicazione.

La velocità di pubblicazione rischiava in quei giorni di sembrare più importante del contenuto dell’articolo o addirittura della verifica della notizia.

Ma se la velocità è ancora oggi, per molti, il valore di riferimento, allora ormai i social hanno fatto Bingo.

Chiunque può scrivere, pubblicare, illustrare un evento, nel momento stesso in cui accade.

Abbiamo addirittura la possibilità di trasmettere una diretta video a costo zero.

E allora, il valore dell’informazione è maggiore quando si arriva prima degli altri?

Vale più essere lì presenti subito con notizie raffazzonate, chiacchiere non verificate, o arrivare un po’ dopo offrendo un’informazione affidabile?

E allora i giornalisti fanno un lavoro utile o tanto, visto che le notizie possono raccontarle un po’ tutti e con linguaggi spesso anche sciolti, ne possiamo fare a meno?

Dei giornalisti e dell’Ordine che li raccoglie che ce ne facciamo ormai?

Fino ad un po’ di tempo fa pensavo che l’Ordine era una struttura inutile. Un’altra casta.

Adesso mi sono ricreduto.

Conserva sempre molti aspetti da Casta, ma senza efficace verifica, l’informazione, in qualunque modo venga servita, rischia di fare danni irreversibili.

E la regola principale del giornalista è quella della verifica.

Pare poco?