IL GIORNO DELLA MEMORIA CORTA

Ogni anno il 27 gennaio si celebra il Giorno della Memoria.

Era quel giorno infatti, quando nel ’45 le truppe russe liberarono dal campo di sterminio di Auschwitz le persone che erano riuscite a rimanere vive.

Una pagina terribile della storia moderna.

Quando avremo un attimo poi cercheremo anche di capire non come ha fatto quel nanetto baffuto a commettere così tante infamità, ma come è stato possibile che le persone cosiddette “normali“, abbiano permesso che questo potesse accadere.

Quelli celebrati come “eroi” perché hanno salvato vite durante la guerra, sono solo persone che non sono cadute nella macina dell’indifferenza.

Ma io oggi scrivo queste due righe per ricordare che il rischio di tornare ad essere come quelle bestie, non è del tutto passato.

Nel Giorno della Memoria a me viene in mente ogni anno, quello che è successo solo pochi anni fa nella ex Jugoslavia.

Le stragi e le pulizie etniche a qualche chilometro da casa nostra.

Campi di sterminio e violenze “chirurgiche“, “stupri etnici“.

E in questi giorni scopriamo che fiumi di persone che cercano di scappare da guerre e miseria, vengono spogliati e lasciati a morire nella neve senza scarpe né vestiti.

Succede ancora oggi. Adesso. Sta succedendo.

Nel Giorno della Memoria cerchiamo allora di non dimenticare niente.

Così poi potremo pensare serenamente pure a quello che continua a capitare su quelle barchette bucate e strappate che provano ad attraversare il Mediterraneo.

E a quello che succede in Libia, nei deserti africani, ai confini est dell’Europa, e via dicendo.

Ma che cosa succede nella testa dei carcerieri, delle guardie di confine, degli scafisti, dei mercanti di persone? Nelle nostre teste? Nelle teste di chi si volta dall’altra parte?

Che succede?

La memoria secondo me dovrebbe valere per tutti quanti, sennò è Alzheimer, no memoria.

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