ANTICHE MACCHINE DEGLI EFFETTI SPECIALI

Macchina del vento

Come si facevano gli effetti speciali in teatro fino a che la tecnologia moderna non ha preso il sopravvento?

Mi spiego meglio: come si faceva una volta il rumore del tuono, per esempio, prima che questo potesse come succede oggi, essere riprodotto con registratori ed effetti sonori?

E come si facevano tutti gli altri effetti, come il rumore della pioggia, o quello del vento?

Già operative nel teatro greco, l’evoluzione di queste macchine ha conquistato una sua riconoscibilità storica a partire dal 1600.

Si tratta di macchine che per la maggior parte sono andate distrutte, ma che qualche teatro ha ben pensato di conservare ed anche di restaurare per esporle all’attenzione dei visitatori.

Non sono molto conosciute dagli spettatori queste macchine che per loro natura hanno abitato la parte nascosta al pubblico per molti secoli.

Il rumore del tuono, o del temporale in arrivo, in genere veniva provocato riempiendo una cassa con qualche pietra.

La cassa aveva delle ruote quadrate o comunque irregolari. Spinta sul legno del palcoscenico in una zona non a vista, in genere in fondo, provocava un rumore sordo molto simile al forte brontolio del temporale.

Questo veniva arricchito con il suono della saetta, cioè del fulmine che si schianta a terra, fatto con una lamiera appesa che veniva fatta schioccare da un operatore.

Il suono della lamiera, se l’operatore era capace ed anche per questo si facevano infinite prove, risultava esattamente quello del lampo.

Si completava l’effetto con il bagliore di lampade accese come fossero un flash.

In genere si usavano lampade survoltate. Lampade cioè da 125 volt, a cui veniva dato un impulso a 220. Usciva una luce bianchissima.

Adesso mi sa che le lampade a 125 manco esistono più.

I più evoluti costruivano una rastrelliera con dei chiodi su cui far scorrere un cavo scoperto e creare così il lampo con più lampade posizionate in giro per la scenografia.

Addirittura in un teatro, per riprodurre il rumore del temporale, c’è ancora un canale di legno che parte da sopra il palcoscenico, attraversa tutta la platea per arrivare fino all’altezza del foyer.

Dentro quel canale si fanno rotolare delle sfere di pietra, praticamente le palle da cannone, che avanzando fanno un rumore che viene amplificato dal legno stesso, riproducendo il brontolio del temporale proprio sopra le testa degli spettatori.

Alla fine il solito lampo e il tuono.

C’era anche la macchina del vento. Un rullo girato con una manovella, su cui si appoggia una tela grezza che a seconda di quanto si forza, simula il rumore più o meno intenso del vento.

La macchina della pioggia leggera è invece un canale in verticale con dentro alette di metallo. Nel buco in cima si butta della ghiaia che rimbalzando sulle alette riproduce il suono della pioggia.

Per questo stesso effetto veniva riempita di ghiaia una ruota dentata che mentre gira riproduce un suono molto simile a quello della pioggia.

E poi la macchina delle apparizioni, una specie di grossa girandola a cui veniva appeso un attore che girando appariva e scompariva fra le nuvole della scenografia.

Insomma un sacco di trucchi innocenti, ma belli e funzionali. Ogni teatro aveva una sua macchina speciale da esibire, in genere pensata e realizzata dal tecnico più creativo di quel posto.

Belle le macchine barocche eh?

Il video di questa pillola di teatro sta qua

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