L’OCCHIO DI BUE

Ne vogliamo parlare dell’occhio di bue?

O del seguipersona come è più comunemente definita quella luce forte che serve ad evidenziare un personaggio o più raramente degli elementi dello spettacolo.

È quel cerchio luminoso che si associa all’entrata in scena del presentatore fuori dal sipario, nello spettacolo di varietà.

Si tratta di un proiettore in genere più potente delle altre luci, che può essere direzionato facilmente in modo da seguire gli spostamenti sul palco di un attore, un ballerino, o altri personaggi che devono essere “staccati” dal contesto.

I primi seguipersona erano degli scatoloni metallici molto pesanti, montati su un cavalletto che consentiva i movimenti del raggio in tutte le direzioni.

La luce veniva dalla scintilla scaturita dall’arco fotovoltaico, cioè quello che scoccava fra due carboni collegati alla corrente. Una sorta di micro fulmine.

Un meccanismo delicato che aveva bisogno di un operatore molto capace il quale doveva riuscire, oltre a seguire lo spettacolo, pure a non far toccare fra loro i carboni, o a non farli allontanare troppo, agendo sulla manopola posizionata dietro l’apparecchio.

Una manopola manco a dirlo, bollente.

La distanza e il vigore della scintilla venivano monitorati attraverso un piccolo spioncino sulla carrozzeria, protetto da un vetro scuro come quelli delle maschere per saldatore.

Sul fondo del seguipersona c’era un piccolissimo forellino da cui usciva un raggio di luce che l’operatore usava per puntare il fascio senza aprire l’obiettivo.

Sul muro dietro l’apparecchio, si facevano dei segni con la matita per “ritrovare” la posizione giusta per ogni “attacco”.

Per abbassare o azzerare la luce, bisognava agire su un coltello che sistemato in un punto lontano dal fuoco ottico, prima riduceva l’intensità del raggio e poi lo spegneva del tutto.

Il raggio viene allargato o ristretto attraverso un diaframma come quello delle macchine fotografiche. Il diaframma si lubrifica, per renderne fluido il movimento, non con grasso o olio che brucerebbero, ma con la grafite. Proprio quella delle matite.

Se poi il “segui” aveva bisogno di un colore, allora si aggiungeva una difficoltà in più. Fra gli elettricisti c’era il bravo “segui” e gli altri, specializzati in ruoli differenti.

Il seguipersona ha una sua collocazione naturale. Viene montato normalmente in fondo alla sala nel punto più alto raggiungibile.

In genere al centro del loggione o nel palco dell’ordine più lontano dalla platea.

Spesso succedeva che degli spettacoli, come per esempio un passo a due, hanno bisogno di due o più seguipersona (in inglese si chiamano “follow spot”, in francese “poursuite”, in spagolo “seguidor”) e questo comporta un operatore per ogni “segui” e serviranno anche molte prove per raggiungere una sintonia nei movimenti e nella velocità, oltre che nel calibrare una dimensione adeguata.

I seguipersona di oggi hanno subìto una forte evoluzione ma l’idea centrale è quella dei segui ad arco. Quello con i carboni e la scintilla per capirsi.

Tutto molto più leggero oggi, più fluido, anche se non necessariamente più luminoso della scintilla difficile da mantenere accesa.

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