PRENDERE LA LUCE

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Durante le prove luci, quei momenti durante i quali il regista, a volte anche lo scenografo e il tecnico responsabile delle luci elaborano situazioni per dipingere i diversi momenti dello spettacolo, spesso c’è bisogno di una persona in palcoscenico che se ne sta lì ferma.

Serve per vedere l’effetto che fa la luce sul volto dell’attore. Spesso si usano pure i costumi, anche se non indossati ma appoggiati da qualche parte, per capire come la luce rimbalza sulle stoffe, sui fregi, sulle armature.

Non sempre per le prove luci si ha la possibilità di avere lì l’attore, quindi ci si arrangia con un tecnico, un amico, qualcuno che passa da quelle parti.

I miei figli per esempio ci sono cresciuti sotto le luci degli spettacoli.

Si vede però la differenza quando a fare il manichino ci sta uno qualunque oppure qualcuno che ne sa di luci.

Una persona normale tende a sfuggire la luce accecante dei proiettori e quindi abbasserà la testa, cercherà di uscire dal raggio, si coprirà addirittura gli occhi con la mano aperta.

L’attore consumato, quello che sa “prendere la luce” invece si mette nella posizione migliore per essere più visibile possibile.

Quell’attore lì, quello che ha capito come funziona, la luce la cerca e la trova.

Alza la testa, guarda la fonte luminosa, non scappa dalla brillantezza.

E lo stesso in genere fa anche il tecnico delle luci capace.

Non tutti gli attori e nemmeno tutti i tecnici lo fanno, ma quelli bravi sì.

Prendono la luce. E non tutti lo sanno fare. Alcuni faticano anche a capire perché devono rimanere con quel fastidio negli occhi, ma come si dice?

È il teatro bellezza. Il teatro.

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