CHE TURISMO CI MERITIAMO?

E soprattutto: “Che turismo ci possiamo permettere“?

Perché è chiaro a tutti spero, che una proposta strutturata da parte di una città che rivendica la sua vocazione turistica, deve avere idea precisa di cosa serve a chi. Cosa proponiamo noi qua ai turisti, per dirla con parole semplici?

Il turista che arriva con il panino nella stagnola e se lo mangia seduto sul muretto, chiederà alla città una serie di servizi e di strutture, diversi da quelli richiesti da chi viene invece per passare un po’ più tempo e magari si ferma in un ristorante per assaggiare le specialità del territorio. Sceglie di pernottare anche in una delle nostre strutture.

Non dico che un turista sia meglio dell’altro eh!

Così come chi viene qua per visitare chiese, monumenti, testimonianze storiche, musei, per assistere a spettacoli, avrà delle esigenze diverse dal turista che legittimamente arriva per vedere da vicino i luoghi di Don Matteo.

Ci sono molti tipi di turismo e di turisti.

Non solo famiglie, non solo motociclisti, non solo turismo religioso, non solo quello incuriosito dalle proposte culturali, non solo quello che ama camminare per i sentieri che furono anche di San Francesco, non solo camperisti, non solo ciclisti…

Insomma ci sarebbe da studiare un po’ quello che significa proporre un’offerta turistica.

Non basta dire che gli operatori del settore devono conoscere le lingue per esempio.

Non basta dire che quelle stesse persone dovrebbero imparare ad essere disponibili.

Non basta potenziare il sistema di informazioni in città che adesso è basato quasi solo sulle app del cellulare e sull’abitante che ti spiega come si arriva al Duomo. Non basta nemmeno schiodare i vecchi parchimetri dagli anni 70, quando si pagava in lire e trascinarli nel nuovo millennio con l’uso di sistemi di pagamento adeguati alle nuove esigenze.

Ci vuole da strutturarsi, ma questo ce lo sappiamo già, anche solo perché ne parliamo da anni.

Da anni. Da tante amministrazioni. Da tanti Festival.

Da tanto.

Ecco, secondo me usciremo dalla crisi indotta dalle possibilità non còlte, quando saremo in grado di individuare quale tipo di turismo vogliamo, quale ci serve, quale possiamo permetterci e quando saremo in grado di sceglierlo.

Scegliere chi si intona con le proposte del nostro territorio, far sapere loro che noi ci siamo e abbiamo da offrire un buon prodotto.

Per ora acchiappiamo quello che capita senza manco sapere a volte perché hanno scelto noi.

E perciò, quando potremo concentrarci su questo tipo di operazione, allora avremo cominciato un percorso che potrà portarci a sviluppare e costruire in maniera sana tutte le opportunità che abbiamo da offrire.

A quel punto la smetteremo noi di dire “…quant’è bella Spoleto“, ma faremo in modo che lo dicano i nostri ospiti perché potranno usare strutture funzionanti, dai bagni pubblici, alle panchine, alla pulizia, alle strutture di livello, alla cortesia degli abitanti e tornando a casa loro potranno dire agli amici:

Siamo stati a Spoleto. Bellissima città, ma soprattutto accogliente, amichevole, funzionale… Si mangia benissimo. Ci torneremo presto“.

 

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