BUROCRAZIA CONTRO CITTADINO

Il postino mi ha recapitato una raccomandata dell’Agenzia delle Entrate.

La apro e dentro (riassumo) c’è scritto che quell’ufficio mi ha spedito una PEC, Posta Elettronica Certificata, ma non ha ricevuto la mia conferma di lettura.

Forse l’indirizzo non è corretto, pensano loro, sicuramente è sbagliato penso io, ma non fa niente.

La notifica si ritiene consegnata.

Cioè: mi dovevano comunicare qualcosa, hanno inviato una mail che a loro non risulta consegnata, così mi spediscono una raccomandata dove invece di scrivere cosa mi dovevano dire nella mail andata persa, mi informano che me l’hanno spedita.

Vado all’Agenzia delle Entrate della mia città. Chiedo informazioni.

Il cortese signore addetto all’accoglienza, mi dice che è sì proveniente dall’Agenzia delle Entrate, ma non è quello l’ufficio: bisogna rivolgersi a quello delle Riscossioni, che sta in un’altra città.

Mi dà gentilmente il telefono del dirigente che oggi lavora da casa, per farmi confermare questa versione.

Il funzionario al telefono non sa niente, non mi può aiutare e mi consiglia, pure lui, di andare nell’ufficio che ha spedito la raccomandata.

Decido di andarci subito in macchina.

Fermo – mi dice il gentile impiegato – Ricevono solo di mattina e solo su appuntamento”.

E l’appuntamento lo posso prendere qui da lei”?

Veramente se lo dovrebbe prendere da solo in internet, ma visto il disguido lo faccio io”.

Grazie. Lei è molto gentile”.

Appuntamento fissato a fra una settimana da oggi.

Hanno parecchio da fare nell’Ufficio delle Riscossioni evidentemente.

Aspetto una settimana e poi mi metto in macchina. Sacrifico una mattinata e vado in quell’ufficio.

Arrivo 10 minuti prima dell’appuntamento fissato. Gli impiegati seduti alle scrivanie si guardano, poi decidono che posso entrare comunque. Grazie, siete molto gentili.

Mi siedo davanti all’impiegato e si capisce che sta pensando “…fuori c’è il sole e io devo stare qui dentro a fare la muffa”. Una vitaccia, mi rendo conto. Anche se serve per giustificare lo stipendio, rimane sempre una vitaccia. Lo so.

Guardi, mi avete spedito una PEC, credo all’indirizzo sbagliato e dovrei sapere che cosa mi dovete comunicare”.

Mah, qui vedo che lei deve pagare 70 euro per l’iscrizione alla Camera di Commercio di 4 anni fa”.

Sono sicuro che in quel periodo non ero iscritto, quindi non dovrei pagare, ma ci sta che la commercialista quando ho ceduto la mia attività commerciale possa aver dimenticato di cancellare quell’iscrizione. Troppo lungo fare accertamenti. Va bene, pago.

Non qui. Non posso ricevere pagamenti. Deve andare alla cassa laggiù”.

Ok”.

Prima che me ne vado le posso chiedere di correggere il mio indirizzo di Posta Certificata, così la prossima volta mi risparmio il viaggio e ricevo la comunicazione in tempo”?

Non posso cambiare io il suo indirizzo. Noi lo prendiamo da un Data Base che si Chiama Ini Pec. Lo deve cambiare lei ”.

Bene. Dove sta Ini Pec”?

Non lo so”.

Come si contatta”?

Non lo so”.

Ma visto che io sono qui, non posso comunicarvi il mio indirizzo corretto così facciamo prima”?

Non posso. Potrebbe non essere lei la persona che ha il diritto di correggere la PEC. La sua PEC.

Ah, però sono sicuramente la persona giusta che può pagare la multa”.

Sì”.

Intanto fuori, si capisce dallo sguardo del gentile impiegato, c’è sempre il sole.

Anche se siamo a metà ottobre gli tocca stare prigioniero in quell’ufficio a sentire le lagne dei contribuenti come me.

Passo alla cassa.

Pago i 70 euro e ci trovo in più anche il costo della raccomandata: 7 euro e 45 (non 5,80 come costa la spedizione di busta e foglio del peso di 20 grammi. L’ho pesata. Addirittura se spedita on line oggi costa solo 3,92. Il sito delle Poste per verificare, sta qua).

La devo pagare anche se avete voi spedito ad un indirizzo non corretto”?

”.

Estraggo la carta di credito.

Il cassiere la prende, la striscia e mi guarda.

Io lo guardo.

Lui mi guarda.

Che c’è, non funziona”?

Mi guarda.

Lo guardo

Deve digitare il Pin”.

Certo. Ma prima deve attivare lei il terminale sennò non accetta il mio Pin.

Ah”.

Ecco”

Vuole la ricevuta”?

Indovini un po’”.

Lo vedo che cerca qualcosa sulla scrivania

Le serve la penna? Guardi qui c’è quella per i clienti”.

No. Voglio la mia”.

La cerca. Non la trova. Va di là a prenderla. Torna con una classica Bic Cristal, come quella che gli avevo passato io.

Ci fa uno scarabocchio sulla ricevuta.

Me ne vado e così ho sistemato una mezza giornata della mia vita come se il mio tempo non valesse niente e come se fuori non ci fosse il sole.

E durante il viaggio di ritorno verso casa, penso che il mondo del lavoro in Italia è sempre diviso in due:

da una parte i garantiti che stanno lì sofferenti e nemmeno gli scappa un sorriso e dall’altra quelli che se non sorridono, se non sono disponibili, alla fine del mese si ritrovano male e faticano a garantire quella macchina infinita che è la burocrazia.

E il tempo è bello per tutti e due, ma nessuno lo apprezza. I motivi sono diversi, ma qualcuno che potrebbe non sorride. Gli altri lo fanno anche se non se la sentono sempre.

Poi che gli impiegati fanno quello che viene chiesto loro da dirigenti spesso distratti, beh questo è tutto un altro ragionamento, ma non è sempre colpa della politica. Anche la moralità in questo caso c’entra qualcosa secondo me.

Aggiornamento:

Naturalmente una volta a casa mi sono messo al computer, sono entrato nel sito Ini-Pec per correggere il mio indirizzo.

Niente da fare. Si può solo attraverso l’ordine professionale se sei eventualmente iscritto ad uno di quegli elenchi.

Io sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, allora chiedo a loro. Gentilmente la segretaria dell’ordine mi risponde che a loro risulta l’indirizzo corretto e le sembra strano che la stessa cosa non sia anche per altri.

Allora torno sul sito Ini-Pec, chiedo la mail PEC che risulta a loro intestata a me e… miracolo: c’è quella giusta.

Richiamo quelli che mi hanno contattato all’indirizzo sbagliato. Rispondono che a loro risulta altro.

Guardi, sono adesso davanti alla pagina del sito. Lì risulta l’indirizzo corretto. Fatemi la cortesia di cambiarlo anche nella Vostra anagrafica. Please“.

Non so se lo faranno, ma dove cavolo hanno preso un indirizzo sbagliato visto che li vanno a prendere proprio dove ho controllato e lì c’è quello giusto?

Boh.

Aspettiamo la prossima loro comunicazione e ricominciamo il giro. Magari questa volta mi rifiuterò di pagare il supplemento per la raccomandata A/R.

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