HO DATO UN CAZZOTTO A ZEFFIRELLI

Teatro Eliseo di Roma. Anno 1984 (credo). Spettacolo: Maria Stuarda. Scene e regia di Franco Zeffirelli.

Alla consolle delle luci io.

Era un grande Zeffirelli.

Arrivava in teatro con gli effetti luce già scritti. Tutte quelle estenuanti prove, con lui non esistevano.

Notti insonni? E perché?

Lui arrivava con tutto già pronto. Gli effetti scritti sul copione, con il numero del circuito, la gradazione, il tempo di entrata e quello di uscita.

Le prove luci erano solo la verifica del fatto che quello che aveva scritto a casa, andava bene. E chi decideva se andava bene ovviamente era lui.

E ci acchiappava.

Una cosa sola a Roma preparammo insieme in teatro: gli effetti delle luci per i ringraziamenti.

Si chiamano così le entrate e le uscite degli attori agli applausi finali.

Anche quel momento ha bisogno di regia e lui, Zeffirelli, curava pure quello con attenzione maniacale.

Perché lo spettacolo finisce solo quando si spegne l’ultimo applauso.

Effetti luce per segnalare l’ingresso di tutti gli attori e soprattutto di Rossella Falk e di Valentina Cortese protagoniste di quello storico spettacolo.

Mannaggia, me ne vengono in mente tante adesso. Le incazzature delle due prime donne, l’aiuto regista Pasqualino Pennarola che esce dal sipario per annunciare al pubblico un cambiamento e la colorita risposta di quelli del loggione…

Era successo che la Cortese durante una replica, aveva avuto un buio di memoria. Battuta dimenticata. Occhio supplichevole. Risposta solo con lo sguardo della Falk che aspettava la battuta ma senza aiutare, con l’espressione di chi dice: “…e mo come te la cavi“?

La Cortese ha frugato nella sacca della sua infinita esperienza e si è lasciata cadere in terra fingendo uno svenimento.

Tecnici in scena a soccorrerla, sipario che si chiude, la Falk che getta a terra la pelliccia di scena ed esce per andare in camerino incazzatissima.

Si tenta ancora di andare avanti con la Cortese annebbiata (sempre per finta) ma sviene di nuovo.

Il pubblico in piedi che chiede che venga interrotto lo spettacolo per salvare la loro beniamina.

Esce dal sipario, come scrivevo più sopra, l’aiuto regista, il bravo Pasqualino Pennarola per annunciare che lo spettacolo sarebbe stato interrotto. “Buonasera, sono Pasqualino Pennarola…” dal loggione una voce “E ‘sti cazzi non ce li volemo mette Pasqualì“?

Anche l’annuncio di Pasqualino fu annullato oltre lo spettacolo. Il pubblico uscì dal teatro ridendo anche per la battuta del loggione.

Insomma io agli applausi finali dovevo far partire un effetto diverso per l’entrata di ogni attore.

Per farlo ovviamente dovevo vedere bene cosa succedeva sul palcoscenico.

Mi si è messo uno davanti, proprio al momento sbagliato, alla fine della prima rappresentazione romana. Agli applausi.

“Scusi” Applausi, rumore e magari non sentiva.

“Scusi” a volume più forte. Niente

Picchietto sulla spalla nel buio della sala, ma ricevo un gesto di fastidio.

Mi incazzo, cerco di spostare questo spettatore alto e robusto. Niente, allora gli ho dato un cazzottone sulla schiena prima che potessi fare errori con le luci.

Si gira e era Zeffirelli.

Mi ha anche chiesto scusa. Grande Zeffirelli. Grande.

Buon viaggio Maestro.

Che bello il Teatro Eliseo di quegli anni.

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