NOI CON LA FIAT 600 CI ANDAVAMO AL MARE

Con la Fiat 600 di mio nonno Otello.

Era targata PG 132962. Che strana che è la memoria eh?

Partenza da Spoleto alle 4 di mattina.

Lui alla guida, nonna Alduccia seduta a fianco per dare le indicazioni e i rimproveri durante il viaggio. Soprattutto i rimproveri.

Lui, meccanico in pensione, aveva avuto anche esperienze nel mondo delle corse di auto. Raccontava di Fangio e compagni, ma qualche volta se ne passava con i racconti, quindi la certezza vera non ce l’avremo mai.

A metà viaggio il nonno si fermava, aggiungeva acqua al radiatore con una bottiglia di vetro, poi scuoteva la testa mestamente.

La nonna, commerciante aggressiva, sempre operativa, chiedeva: “Che succede Otè“?

Mah – rispondeva lui – mi sa che qui mi toccherà rifare la guarnizione della testata. Voi intanto andate al bar a fare colazione“.

La nonna ci cascava tutte le volte.

Sempre allo stesso posto.

Stesso bar.

Tutti gli anni la guarnizione della testata da rifare con le copertine dei rotocalchi, ritagliate con delle forbici da sarta, scure, piene di grasso.

Fra i pochi attrezzi che non aveva venduto alla chiusura della sua officina.

Non so se l’ha mai fatto sul serio quel lavoro della guarnizione, mentre noi giocavamo sotto l’occhio spietato della nonna, ma sicuramente si riposava tranquillo per almeno un’oretta.

Riusciva anche a fumare mentre aveva la testa infilata sotto il cofano.

E poi via ancora: io e mio fratello seduti dietro con il calore del motore che ti lessa la schiena.

Il nonno che si beccava i rimproveri per non essere riuscito a togliersi completamente dalle mani il grasso del motore.

Che si guida con quelle mani zozze Otè? Attento alla strada. Guarda quel camion che ci viene addosso. Vai piano che ai bambini dietro fa male la macchina. Dai che è pure tardi. Su Otè, su“.

Ci volevano 6 ore per arrivare a Senigallia, la spiaggia di velluto.

Compresa la sosta ai box sul Furlo per colazione e scivolarella sul prato in discesa vicino a un bar che campava di quelli di passaggio come noi.

Quelli del bar ci prestavano pure degli scatoloni da mettere sotto il culo per scivolare senza sporcarsi troppo, “che poi l’erba non viene via“.

Rimanevamo lì a Senigallia un mese intero per smaltire il viaggio di andata e prepararsi a quello di ritorno.

Nonno Otello per tutto il tempo del soggiorno non veniva mai in spiaggia e passeggiava pensando alla scusa per spezzare il viaggio verso casa.

E ogni volta raccontava che si rompeva un pezzo diverso del motore della Fiat 600, che secondo me era indistruttibile e adesso starà rotolando chissà dove.

I nonni non erano sposati. Non fra loro due almeno.

Convivevano quando ancora non andava di moda.

Ma c’è di più: la nonna lavorava in negozio e il nonno faceva il casalingo. Cucinava, rassettava la casa, faceva tutti i lavori di manutenzione e curava noi nipoti.

Lei dormiva nel lettone matrimoniale e lui in un lettino singolo addossato al muro.

Però almeno nella stessa stanza.

La Fiat 600 Era grigia. Somigliava a quella nella foto.

 

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