IL NERVOSISMO SOCIALE E LE MINACCE AL TELEFONO

Pure qui da noi ora scopriamo che c’è chi ha il piacere di lasciarsi attraversare da quel brivido che porta a imporre ai giornalisti cosa dire, come farlo e detta pure gli argomenti da non trattare.

Funziona così, almeno in territori con abitudini che ritenevamo lontane dalle nostre.

Arriva come avvertimento, la telefonata di qualcuno, in questo caso un operatore economico.

Uno che gestisce un’attività con, pare, importante giro d’affari.

Uno che si conosce.

Aggredisce subito con “come ti permetti di scrivere di me”?

Le parolacce le risparmio, anche se le persone che hanno ascoltato perché in viva voce, mi guardavano smarrite.

Poi si continua con “togli subito quell’articolo” e ancora parolacce.

Poi si passa alle minacce “quando ti incontro te lo faccio vedere io”.

Cambia solo l’accento con cui si minaccia: non è quello di Gomorra o di altre opere letterarie che trattano di malavita organizzata.

Questa volta si offende e si minaccia con accento spoletino. Il nostro dialetto.

Quello usato anche dalle persone per bene che in momenti difficili come questo condizionato dal Corona Virus, soffrono l’isolamento e le difficoltà sociali ed economiche.

Quando si parla di minacce alla libertà di espressione, si tende a dimenticare la provincia, ma gli atteggiamenti violenti invece, anche qui da noi cominciano purtroppo ad affacciarsi.

Io non ho paura per me, ma penso che una società come la nostra dovrebbe alzare il livello di attenzione.

In questo caso le minacce a me, arrivano da una persona che si occupa di sociale.

Un settore dove la violenza, le minacce, le offese meno ci bazzicano e meglio è.

7 commenti su “IL NERVOSISMO SOCIALE E LE MINACCE AL TELEFONO”

  1. Il massimo della solidarietà, tu sei dalla parte della ragione, non farti intimidire, denuncia, a 360°.

  2. Siamo messi molto male e la tua esperienza ne è una delle tante prove, credo che sia ora che tutti quelli che hanno senso civico e una dignità di cui sono fieri facciano sentire alta e forte la loro voce.

  3. Credo che per molto non commenterò, mi dispiace che si arrivi a certi livelli e che a rimetterci sia lei e la nostra cultura spoletina, persone così vanno umiliate da un giudice

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