Li abbiamo ringraziati, ci siamo emozionati vedendo l’abnegazione e l’impegno con cui hanno fatto il loro lavoro soprattutto in un periodo come questo, che è stato fortemente condizionato dalla pandemia.
Grazie a tutte quelle persone che hanno lavorato onestamente, che hanno rischiato la propria salute, qualcuno ha perso addirittura anche la vita per aiutare e rispettare il giuramento fatto prima di indossare il camice bianco.
Ma sono tutti così i nostri medici?
Beh, forse non tutti.
Oggi mi è capitato di dover andare in un ospedale per una visita programmata da tempo. Una visita oculistica.
Dato che l’ospedale della mia città è stato fortemente depotenziato, la prenotazione della visita è stata spostata in un altro posto.
Un primo rinvio comprensibile, poi la telefonata: “Se vuole, la visita programmata per qualche tempo fa che le avevamo sospeso, potrebbe venire a farla domani, sennò non so a quando va a finire”
“Ok va bene domani. Vengo. Mi dica dove esattamente e ci vediamo domani”.
Quel “domani” lì era oggi.
Vado in macchina all’appuntamento. Mi faccio accompagnare perché non so se mi metteranno qualche collirio che potrebbe diminuire la mia capacità visiva rendendo complicato e pericoloso guidare.
Entro nell’ospedale dopo la misurazione della temperatura e dopo aver compilato un modulo che poi mi restituiscono.
Quindi su quel foglio mi sono fatto delle domande sulla mia salute e mi sono risposto. Un pezzo di carta scritto e firmato da me, che poi ho messo in tasca ché a loro non serviva. Manco a me, ma poco male.
I pezzi di carta non finiscono mai.
Arrivo al piano e aspetto che la signora che mi deve consentire l’accesso finisca la telefonata a casa sua per stabilire cosa preparare per pranzo oggi. Si capisce: tutto il giorno seduta ad un banchetto da sola, si capisce.
Passo il varco, entro, aspetto, poi mi chiamano nel piccolo ambulatorio.
“Questo lo fai tu“? Dice un camice bianco ad un altro.
“No, basta, fallo tu che io ne ho fatti pure troppi oggi. Basta“. (Siamo a metà mattinata)
“Venga, si sieda qua. Legga le lettere sul tabellone“.
“Con questa lente vede meglio“?
“Non mi pare e comunque con la mascherina si appannano le lenti. Posso abbassarla”?
“Assolutamente no. Mi dica quello che legge“.
“Niente, vedo solo l’appannamento”.
“E con quest’altra lente va meglio“?
“No è uguale. Ma il problema è l’appannamento”.
“Bene, sieda qui davanti allo strumento. Apra grande“. (Apra grande?)
“Mi sa che lei ha un principio di cataratta. Ci vediamo fra sei mesi“.
“Prenoto subito la visita”?
“Le ho detto fra sei mesi. Arrivederci“.
“Devo mettere qualche collirio, farmi prescrivere degli occhiali”?
“No, non credo. Arrivederci. Ci vediamo fra sei mesi“.
E io sono sicuro che questi medici che ho incontrato oggi, nelle visite private che faranno nei loro studi sicuramente più accoglienti, sono più gentili e premurosi. Sicuro.
Sarà che lo stipendio pubblico viene ormai percepito come una sicurezza che arriva lo stesso qualunque cosa si faccia e allora meno mi impegno e più quello che prendo alla fine del mese dallo Stato ha valore.
Facciamo meno possibile che “…oggi ne ho fatti già troppi. Questo fallo tu. Per me basta“.
I ragazzi al parcheggio, quelli che ti controllano la macchina in cambio dell’acquisto di un pacchetto di calzini, però erano gentili.
Ecco, loro sì.
Vedremo fra sei mesi.
che peccato, anche per loro che svolgono un lavoro prezioso con questa malavoglia senza creare alcun valore