QUANDO LA POLITICA DIVENTA RELIGIONE

Oggi ho avuto un momento di confronto molto interessante e vivace con alcuni amici che nella passata campagna elettorale, quella di pochi mesi fa, hanno convintamente e legittimamente appoggiato uno dei candidati alla carica di sindaco.

Non tanto un appoggio alla squadra, ma proprio a lui: il candidato sindaco.

Interessante l’atteggiamento che secondo me lascia trasparire nei miei interlocutori di stamattina, una piccola “mania di persecuzione” quando pensano si parli del loro riferimento politico.

Scrivere, come ho fatto io in un articolo nei giorni scorsi, che alcune cose del territorio sono da migliorare senza specificare in stampatello che quello che va male NON È COLPA DI QUELLI che loro sostengono, i miei amici, a cui continuo a voler bene, lo vedono come non corretto.

Segnalare, nel caso specifico, che la Rocca di Spoleto è incomprensibilmente chiusa nei giorni di maggiore afflusso turistico, senza specificare chiaramente che NON È COLPA DI QUELO (Con una sola ELLE: è una citazione), viene vissuto come un affronto.

Un reato di Lesa Maestà.

Sei un provocatore” mi dicono.

E perché? Chiedo io.

Perché devi spiegare che non è colpa della Giunta”.

E chi l’ha detto che è colpa loro?

Io mi limito a segnalare il problema, poi ci sarà anche chi si occupa di cercare responsabilità, ma soprattutto di trovare una soluzione se c’è.

Niente da fare. Non basta come spiegazione.

Tu ce l’hai con NOI e allora fai passare notizie che gettano fango sui NOSTRI”.

E poi dici che non hanno fatto ancora niente ma non dici che non è passato manco un anno”. (Mai detto che non hanno fatto niente (n.d.r.) Ma poi… come sarebbe a dire: un anno?)

Lasciategli tempo. Fatevene una ragione”.

Avete perso e mo ci siamo noi”. (Noi? n.d.r.)

Alla fine vedremo”.

Allora intanto “Avete perso” si dovrebbe poter dire a chi ha gareggiato.

A chi ha partecipato in prima persona alla competizione elettorale, magari anche solo con una candidatura, uno schierarsi pubblico, una presa di posizione chiara verso le persone e non, come ho ritenuto di dover fare io anche in quella occasione, verso la città.

Ma comunque a me quello che spaventa è l’atteggiamento di difesa incondizionata da parte di persone che per anni si sono comportate in un altro modo, verso chi oltretutto non ha manco bisogno di eroici cavalieri, .

Un po’ di meraviglia francamente il loro comportamento me la provoca e non capisco quale meccanismo possa essere scattato che ha trasformato così le persone.

I miei amici. Trasformati.

Mi viene in mente “Progetto Quatermass“.

Persone con cui hai condiviso per lungo tempo una visione sia dei problemi che delle (poche) soluzioni, che cambiano idea al volo, un po’ mi fa perdere l’equilibrio.

Per il futuro starò più attento a quello che dico e scrivo, cercando di non lasciare spazio a scomode interpretazioni che chi assume un atteggiamento spalmato sulle persone e non sui fatti, potrebbe dare.

E comunque diciamo però che la politica per me andrebbe vissuta in maniera più legata ad una visione alta ma realizzabile, anche se mi rendo conto che dopo anni che scegli sempre la parte che “perde”, una legittima reazione di rivincita ci sta.

E intanto continuiamo però con la politica da stadio.

Quella da curva nord contro curva sud.

Attaccamento incondizionato alla persona, a prescindere dalle capacità, dalle dichiarazioni, dai risultati prodotti.

Un po’ mi preoccupa perché penso che oggi pure in Russia ci sarà chi appoggia Putin solo perché è lui, così come in Ucraina succederà lo stesso con il presidente Zelensky.

Succede qui in Italia, figuriamoci lì che c’è una guerra in atto.

Ci devo riflettere.

Magari lascio decantare, ma certo per ora rimango un po’ meravigliato, quando la politica, come in questo caso, somiglia ad una religione.

La religione di Quelo il personaggio di Corrado Guzzanti.

Però forse dovrei prendere questo come il segnale di un inevitabile cambiamento da attendersi.

Forse fra un po’ anche io comincerò ad addolcirmi, a pensare ai figli da sistemare ed a pensare pure che non si può stare sempre a criticare, che tanto meglio di così non ci va di sicuro.

Forse!

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