VIA IL CAPPELLO E CHIUDI L’OMBRELLO

Eh sì. Fra i tanti atteggiamenti che vengono ritenuti portatori di sfortuna in teatro ce ne sono alcuni molto semplici ma che andrebbero comunque rispettati.

Come nella vita “normale” aprire l’ombrello in posti chiusi porta male, questo vale anche per il teatro.

Quindi niente ombrello aperto in palcoscenico se non è espressamente richiesto dal copione.

E pure indossare il cappello sul palco non va bene.

Questo credo si possa leggere come un invito al rispetto per il luogo e quello che rappresenta. D’altronde nemmeno in chiesa sta bene indossare il cappello, quindi tanto meno in teatro che è il luogo dove si celebra la cerimonia della cultura dal vivo.

Ma fra le tante stranezze come i colori, gli auguri, i gesti proibiti, si ritiene perfino che porti male usare durante lo spettacolo, soldi e gioielli veri.

Meglio usarne di finti.

E qui magari potrebbe essere un atteggiamento consolatorio.

Dice… “Ma come mai vai in scena con questi gioielli finti“?

Beh, perché porta male indossare quelli veri“.

E così puoi anche non avere tanti soldi e collane preziose da sfoggiare, tanto porta male.

C’è anche un’opera completa che pare non porti bene, quindi non si nomina mai. Non si citano le battute dei suoi personaggi e se ne parla sempre con giri di parole che non costringano a pronunciarne il titolo.

Questa credenza nasce dal fatto che la sera della prima rappresentazione il primo attore morì a causa di una forte febbre e fu sostituito dall’autore. Nientepopodimeno che Shakespeare.

E non finisce qui: si racconta che nel 1721 uno spettatore, dopo essere salito sul palco per parlare con un suo amico, viene immediatamente trascinato fuori dal personale.

Per vendicarsi dall’oltraggio subito, nel giro di poco tempo, l’uomo ritorna e decide di dare fuoco al teatro.

Non basta? Nel 1849 a New York, quell’opera lì, in scena all’Astor Palace, diventa la causa di una disputa tra due produzioni rivali, violentissima rissa, che lascia a terra 22 morti e più di 100 feriti.

Tutte queste che per noi potrebbero essere delle coincidenze, nel 1898 spinsero il critico teatrale George Bernard Shaw  a scrivere con assoluta certezza di come la grande opera portasse iella.

Come si chiama quest’opera? Ma sai che non mi ricordo? Ce l’ho qua sulla punta della lingua…

E si dice che non porta bene nemmeno che la prova generale vada benissimo senza manco un intoppo. Un problemino anche piccolo ci vuole per stare sicuri della buona riuscita della commedia quando ci sarà il pubblico pagante.

E poi per finire, anche fare una prova filata con la platea completamente vuota non va bene.

Infatti in questi casi si lascia una battuta della fine per non recitare tutto il testo completo, o si invita in sala qualche conoscente a cui magari alla fine chiedere pure cosa ne pensa dello spettacolo.

Ma quante stranezze girano per i palcoscenici eh?

E come fai a non appassionarti a un mondo strano come quello del teatro visto dal palco?

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