LA MACCHINA PER LA NEVE

Succede a volte di dover simulare la neve in palcoscenico. L’inizio del terzo atto della Bohème, per esempio, senza la neve non sarebbe lo stesso. Meno freddo, meno tristezza, meno luci vivide, meno avvicinarsi alla fine della protagonista malata di tubercolosi.

La neve.

Adesso è molto facile fare l’effetto della neve.

Ci sono delle macchine che sparano una schiumetta bianca che cade proprio come quella vera e si squaglia appena tocca terra.

Ma l’esigenza di questo effetto è nata molto prima dell’arrivo di queste macchine.

Come facevano per esempio nell’800?

Usavano la famosa “Sacca per la Neve” detta anche “Tramoggia”.

E come si fa questa sacca? Come funziona?

Qui ci sarebbe voluto un disegno, o un esempio dal vivo.

Non avendo purtroppo a disposizione un palcoscenico, ho ripiegato sul librone che contiene molte di queste informazioni. Il Trattato di Scenotecnica di Bruno Mello.

Cercavo un disegno o una tavola illustrativa.

Alla pagina 260, come dice l’indice, si parla proprio di quello che ci interessa.

Solo che nella mia copia mancano una decina di pagine fra cui proprio quella.

Mo, vero che l’ho prestato il libro, ma che mi abbiano fregato delle pagine? Mi pare strano. Penso ad un errore della tipografia.

Insomma ci vuole che mi arrangio a parole sperando che il tentativo venga apprezzato.

Allora.

Si fa così: si prende una lunga striscia di stoffa, anzi di tela da scenografia. Una tela grezza molto resistente.

Si piega nel senso della lunghezza. Si applica uno stangone di legno per ogni lato lungo.

Una volta appesa, la sacca va riempita di foglietti di carta bianca tagliata a mano con le forbici: la neve.

In una metà della tramoggia, si aprono dei fori da cui al momento giusto verrà fatta uscire la neve.

Uno dei due stangoni viene appeso e lasciato fisso, mentre l’altro, quando deve nevicare, si muove su e giù grazie alle corde.

Muovendo la sacca i foglietti di carta escono dai buchi nella tela e scendono lentamente a terra.

L’effetto, se fatto bene, con la giusta velocità e il ritmo corretto, è coinvolgente e molto bello.

Anche qui ci vuole mestiere da parte dell’operatore per evitare che nevichi a spruzzi, o che cada troppa carta o troppo poca.

Alla fine di tutto questo tripudio di effetti speciali, a spettacolo finito, quando tutti sono usciti, l’attrezzista penserà a recuperare la neve e riposizionarla nella sacca per il prossimo spettacolo.

Questo effetto ovviamente funziona nei teatri al chiuso.

All’aperto bisogna inventare altro, ma al chiuso è un effettone.

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