LO SPETTATORE DELUSO

Mi avventuro in una non richiesta considerazione personale.

Ogni tanto ci vuole anche questo.

Forse.

Allora: i ruoli principali in teatro sono quello degli attori, registi, scenografi, costumisti, musicisti, autori eccetera, poi c’è anche chi si occupa di produzione, organizzazione, distribuzione e infine c’è anche il ruolo dei tecnici.

Certo, ma non finisce qui, perché un altro ruolo, fondamentale e insostituibile, è quello del pubblico.

Il pubblico, che pare che se ne sta buono buono seduto in sala e guarda verso il palcoscenico bevendosi tutto, ma non è così, è l’elemento senza il quale tutto il resto non ha motivo di esistere.

Quindi anche lo spettatore ha il suo ruolo fondamentale nell’economia dello spettacolo dal vivo e ognuno, dai tecnici agli artisti, deve onestamente occuparsi di quello che gli spetta.

Poi a volte capita pure che qualcuno fra il pubblico, attratto dalla magia del teatro, idealmente si alza dalla poltrona della platea, o scende dal palchetto che occupa e prova ad entrare in palcoscenico perché sente bruciare il fuoco dell’arte e gli scappa da recitare.

Non sempre, quando capita questo, va a finire bene, soprattutto se si pensa in maniera offensiva, che quello del teatro è un mestiere facile.

Che ci vuole? Sono capace pure io. “Per quattro zompi e quattro strilli” diceva il tecnico di un piccolo teatro romano.

Non è così.

Bisogna studiare, applicarsi, avere passione per quel mondo e predisposizione anche a sopportare qualche piccolo fallimento prima di raggiungere livelli più alti.

Mi dicono i grandi, che in cima non ci si arriva mai, anche se a volte pare di esserci riusciti.

I grandi attori e i bravi tecnici, i teatranti in genere, studiano sempre e non si sentono mai arrivati.

Alcuni piccoli pretendenti al titolo di abitante del palcoscenico, invece sì.

Arrivo al punto: Sono stato a teatro poche sere fa, per assistere ad uno spettacolo realizzato da una compagnia amatoriale. Hanno deciso di proporre un testo classico.

Ci casco sempre.

Da spettatore sono diventato, andando avanti con gli anni, molto esigente e se è vero che ogni tanto incontro qualche messa in scena ben fatta che mi intriga, molto più spesso succede che mi annoio, poi mi dispiaccio, mi imbarazzo e a volte mi arrabbio pure pensando al tempo mio e loro buttato via.

Quelli che mettono in piedi uno spettacolo “solo” perché “si divertono loro” e poi ne parlano per mesi e vanno a cena dopo lo spettacolo con ancora il trucco di scena sul viso sennò non si capisce che erano loro gli attori, beh… mi fanno una tristezza che ormai fatico a metabolizzare.

A me il teatro amatoriale non mi attizza.

Per la verità sempre più spesso manco quello professionale fatto per forza.

Sarò snob?

Boh. Però se mi ritrovo nel ruolo di spettatore mi piace poter dire la mia, così come quando sono (ero) dall’altra parte del sipario, cerco di dare il massimo richiesto dal mio ruolo in quel momento.

Insomma mi piace il teatro fatto bene, quello con delle idee, con delle proposte.

Mi piace e pure parecchio.

Capita però sempre meno di frequente di vedere uno spettacolo interessante anche fra quelli realizzati da professionisti.

Ancora più raramente, per forza, succede di vederne di apprezzabili fra quelli portati in scena invece da dilettanti, ma non è detto che non possa capitare.

Qualche volta è capitato e ancora conservo gelosamente il ricordo prezioso di quelle esperienze. Ma succede troppo raramente e ormai dovrei averlo imparato.

Comunque studiare non fa male a nessuno e serve anche a chi vuole fare teatro.

Se studiare però è un sacrificio, lascia perdere.

Si vede che quel lavoro non fa per te, ti ritroveresti a proporre spettacoli brutti come quello dell’altra sera e sarebbe un peccato.

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