TRATTARE LA PAGA PER UNA TOURNÉE TEATRALE

Funzionava così una volta. Si riceveva una proposta per seguire la compagnia teatrale e ci si incontrava per trattare la paga migliore ottenibile.

La trattativa non era mai di gruppo, ma tecnico ed amministratore uno di fronte all’altro, nei casi normali. Direttamente con il produttore, quando le esigenze erano diverse.

Ogni volta era un sorridente scambio di bottarelle che servivano da una parte a mostrare la situazione come “tranquilla” e dall’altra per cercare invece di scoprire come stavano veramente le cose e cercare di avere una paga adeguata.

Se si riusciva ad avere più di quello meritato, meglio, ma non succedeva mai, o troppo raramente. Qualche volta è capitato, ma troppe poche volte.

Ricordo la trattativa che ho sostenuto per lavorare con una compagnia considerata “minore”.

In genere questo tipo di produzioni artistiche non hanno molto da invidiare a quelle considerate “maggiori”, ma una ridotta disponibilità economica produce alcuni disagi che in genere in fase di trattativa venivano compensati con la furbizia dell’amministratore e il mestiere del tecnico.

Per raggiungere una quotazione giusta bisogna conoscere almeno, oltre il titolo della commedia: luogo e durata dell’allestimento, nomi d’obbligo (cioè gli attori principali e il regista) quante piazze sono previste (quante città) gli straordinari come i mancati riposi e le nottate vengono pagati?

Nel caso dell’elettricista servirà anche conoscere il nome del datore luci, colui che crea l’impianto illuminotecnico, perché sulla base di quello si capisce se si potrà vivere tranquilli o se bisognerà farsi il mazzo per tutta la durata della compagnia.

Servono altri piccoli dettagli, ma diciamo che le notizie principali da conoscere sono queste.

In quel caso, incontrai a Roma l’amministratore della compagnia “minore” che dicevo prima.

Non dico il nome naturalmente, ma si chiamava come un famoso gangster italo americano degli anni 50/60.

Quante piazze sono previste più o meno”? Chiedo io.

Mah, le piazze sono sempre quelle: Milano, Roma, Napoli, Firenze, Bologna, non so se aggiungeremo anche una puntata a Catania, ma forse non ce ne sarà bisogno”.

E quanti debutti”? (cioè piazze da un giorno dove si arriva la mattina e si riparte la notte).

Ma quali debutti? Scherzi? Gli attori non ne vogliono sentir parlare, quindi niente. Magari riuscirò a farne un paio in tutta la tournée, ma niente di più. Come sai è un peccato che con quelli si incassa sera per sera, ma purtroppo per quest’anno va così. Tutto riposo”.

L’allestimento dove si fa”? Chiedo ancora io.

Tu sei di Spoleto no”?

Sì abito a Spoleto”.

Allora ti va di lusso. L’allestimento lo facciamo a Spoleto in quel teatro bello… come si chiama”?

E io: “il Teatro Nuovo”? (100 metri da casa mia)

Ecco sì quello. Allestimento al Teatro Nuovo, poi subito a Roma al Parioli che sta nella parte nord della città quindi raggiungibile velocemente da Spoleto, poi le altre piazze. Tutto riposo”.

La regia era di Enrico Maria Salerno di cui conservo ancora un ricordo bellissimo.

Un amico con cui abbiamo condiviso un periodo stupendo. Serate divertenti, bella persona.

Insomma le condizioni sembravano buone. La paga altrettanto e ho firmato.

Come sono andate le cose:

Allestimento non a Spoleto ma a Tolentino, nelle Marche. Al macchinista che era di Roma l’amministratore aveva garantito che lo spettacolo si sarebbe messo in piedi nel cinemone sotto casa sua alla Tiburtina.

Non 5 o 6 piazze in tutto, ma un’ottantina.

Debutti in fila 16.

Trasferimenti fra una città e l’altra, a bordo di un pulmino preso a noleggio. Color rosso ruggine e con i pneumatici lisci come una caciotta.

Numerosi testa coda in autostrada quando pioveva.

Recuperi dall’ACI perché si bloccava in mezzo alla strada, 6.

Paesi che in alcuni casi non erano segnati nemmeno sulla cartina e in un periodo in cui non avevano ancora inventato il navigatore…

Quando chiedevamo: “…scusi per il teatro”? Ci guardavano tutti smarriti. “Teatro? Quale teatro”?

Farsi pagare poi era sempre un percorso ad ostacoli.

L’ultimo giorno di lavoro se lo sono scontato. Cioè non l’hanno pagato perché “…il Contratto Nazionale non lo prevede”.

Teatri gelidi. Riscaldamento inesistente in quasi tutti. Condizioni igieniche, soprattutto nei cinema dei paesini intorno ai capoluoghi, immaginabili.

Aiuti sul posto, cioè tecnici di supporto presi in ogni città, che nel migliore dei casi erano il parcheggiatore davanti al teatro o meglio al cinema.

Appena dopo la prima, l’attore principale si è ammalato e lo è rimasto per tutta la durata della compagnia. Quando arrivavamo i responsabili del teatro ci chiedevano: “Ma l’attore principale è malato? Abbiamo letto sui giornali che…”.

Guardi io non lo so, provi a chiedere all’amministratore” che arrivava solo poco prima dello spettacolo, quando tutto era montato.

Dice: “Sì, va bene, ma ieri sera l’attore c’era? Ha recitato?

Ma sai che non mi ricordo… sa, io durante lo spettacolo mi distraggo”.

In realtà il protagonista è stato sostituito per tutta la tournée dal produttore che in gioventù era stato attore e vederlo adesso, un po’ anziano, mentre recitava a fatica, si capiva anche perché aveva cambiato mestiere.

In un cinema-teatro, mentre noi montavamo le scenografie e le luci, il custode del cinema verniciava con la cementite la parete della platea perché… diciamo che non era pulitissimo. Soluzioni energiche.

Però alla fine i soldi li ho presi tutti, tranne quell’ultima giornata che noi tecnici abbiamo comunque fatto pur sapendo che non ci sarebbe stata pagata. Un regalo.

La compagnia è finita con un senso di liberazione che non ho mai provato le altre volte.

Ma devo dire che io sono stato molto fortunato lavorando sempre per compagnie importanti.

Però anche conoscere cosa succede intorno al “Teatro Ricco” è utile.

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