IL FONICO E IL PUBBLICO CHE NON C’È

Un pensiero ai miei amici fonici che sono dei tecnici molto raffinati il cui lavoro viene a volte sottovalutato.

Non basta avere una grande preparazione per fare quel mestiere, ma c’è bisogno anche e soprattutto di sensibilità, ovviamente di orecchio e soprattutto di tanto coraggio.

Proporre infatti al regista dello spettacolo soluzioni acustiche innovative fa parte solo del bagaglio culturale dei grandi gestori del suono.

Una curiosità: Il pubblico deve sapere che al fonico preparato, si chiede di immaginare la sala piena di gente al momento di tarare le attrezzature. Microfoni, casse, consolle… eccetera.

Una platea piena infatti, assorbe i riverberi, toglie l’eco e rende soffice il suono percepito, una situazione che va simulata avendo una platea completamente vuota, cioè prima dell’ingresso del pubblico, dove riverberi e rimbombi la fanno da padrone.

Ma come si capirà quella di immaginare centinaia, migliaia di spettatori seduti è una qualità che si perfeziona con il tempo e con l’esercizio e non tutti riescono a farne un’arte.

Anche l’abbigliamento degli spettatori influisce sull’assorbimento del suono, quindi in estate quando si indossa solo una camicetta, sarà diverso dall’inverno che impone maglioni pesanti e morbidi.

Viva i fonici bravi del teatro italiano.

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