HO INCONTRATO IL SINDACO

Stamattina sono uscito armato di cavalletto, telecamera, microfono, per intervistare un politico locale.

Un consigliere comunale che aveva qualcosa da dire sulla situazione spoletina.

Durante il tragitto ho incontrato il sindaco e mi sono intrattenuto a chiacchierare un po’.

C’è stato modo di raccogliere qualche piccola confidenza, di cui non farò parola, ma anche alcuni interessanti punti di vista del primo cittadino, che siccome lui, personaggio pubblico, l’ha raccontato a me giornalista, mi sento di poterne condividere alcuni passaggi.

Secondo lui la nostra città, lo ripete da tempo e non attribuisce la colpa a chi lo ha preceduto, è povera di infrastrutture.

Non nel senso di palazzi, di teatri, di spazi pubblici che di quelli per la verità ce n’abbiamo pure troppi, alcuni anche non utilizzati.

No, il sindaco intende dire che la nostra città è poco servita da strade che la tolgano dall’isolamento geografico di cui soffre da sempre.

Condizione che ha contribuito a formare il carattere della gente di queste parti.

Strade che facciano decidere gli imprenditori che investire qua è buono.

Sta lavorando, il sindaco, per far riprendere i lavori che dovrebbero portare al completamento della strada che collega con Acquasparta e si sta attivamente occupando di trovare fondi ed energie per realizzare il tunnel sotto il valico della Somma.

Il nostro piccolo Ponte sullo Stretto di cui in tanti, da tanto, parlano.

Certo la galleria abbrevierebbe molto i tempi di percorrenza in auto tra qui e Roma. Certo.

Questa pare essere un po’ la missione e il progetto: costruire strade.

Come ha fatto Foligno che ha aperto un veloce collegamento con l’Adriatico.

Mancano le “infrastrutture”.

Ma siamo sicuri che a un passo dal 2018 le vere infrastrutture siano le strade? O solo quelle?

Siamo sicuri che non varrebbe la pena di sviluppare il trasporto pubblico anche su rotaia?

Una città senz’auto ha veramente bisogno di nuove strade?

Certo, manutenere quello che esiste sarebbe già un bel lavoro, ma darsi da fare per rendere i collegamenti ferroviari da qui alla capitale e verso il nord più efficaci, veloci ed anche economici, non sarebbe un tentativo di interfacciarsi positivamente con le esigenze del futuro?

Sempre il solito discorso sul tipo di quello che facciamo quando riflettiamo se è meglio ristrutturare e rendere vivibili e abitate le case e i negozi del centro storico, o costruire nuove strutture fuori dalle mura.

Ma a parte questo, mi piacerebbe invitare i politici spoletini a riflettere sul concetto di infrastruttura.

Forse vale la pena capire che anche internet è una infrastruttura.

Non l’unica, ma nemmeno una delle più sciocche.

E poi anche la conoscenza di quello che in molti chiamano il “Continente Globale”, servirebbe a pensare ad un futuro migliore, di cui queste terre avrebbero forte bisogno.

Conoscere il popolo che lo abita e che ci riversa dentro fiumi di proposte, che noi siamo abituati a pensare troppo lontane per dire la nostra.

E siamo sempre lì.

Idee. Proporle, capirle, accettarle realizzarle, studiarle.

Di questo si sente la mancanza.

Ma definire oggi l’accesso alle nuove tecnologie come un passo fondamentale, risulta sempre meno facile.

Siamo all’eterno tentativo di sommare le mele alle pere.

E allora continuiamo a pensare che lo sviluppo non arriva perché mancano le strade. Un po’ come dire che qui si è tutto fermato per colpa del terremoto.

Lo stesso terremoto che ha colpito anche altri territori, che però hanno trovato il modo di reagire e di riprendere a vivere.

Territori, quelli, con infrastrutture anche meno efficaci delle nostre.

Ma lo sappiamo, in Italia c’è sia il Belice, che il Friuli ognuno con il suo modo di reagire e noi in mezzo.

Ah, poi mentre si parlava, si è avvicinato un signore che per decenni si è occupato di politica attiva in città.

La sua idea è che ormai Spoleto sia proprio FINITA.

E il sindaco non l’ha preso a schiaffi.