FESTIVAL. ITALIA BRASILE 3 A 2

Teatro Caio Melisso.

È bastato un solo attore e due musicisti, per trasformare un’ora e quaranta di spettacolo in un evento che in molti ricorderanno con piacere.

Un testo frizzante, una messa in scena semplice che non risente nemmeno della possibile penalizzazione dell’accento palermitano, anzi la vive come un arricchimento.

Il protagonista è anche l’autore del testo e riesce a coinvolgere tutti, anche chi come il sottoscritto, non è un appassionato di calcio.

L’aspetto eroico, quello divertente e anche quello storico popolare, hanno la meglio su tutto il racconto.

Bravi tutti.

Non so se è uno spettacolo “da festival”, ma poi ormai che senso ha questo modo di dire?

È uno spettacolo piacevole e ormai ce lo dobbiamo far bastare.

DI E CON

Davide Enia

MUSICHE DI SCENA

Giulio Barocchieri, Fabio Finocchio

LUCI

Paolo Casati

SUONI

Paolo Cillerai

coordinamento tecnico dell’allestimento Marco Serafino Cecchi
assistente all’allestimento 
Giulia Giardi
elettricista 
Alberto Martino
cura della produzione 
Francesca Bettalli
amministratore di compagnia 
Luigi Caramia
ufficio stampa 
Cristina Roncucci
fotografo 
Tony Gentile
video documentazione 
Ivan D’Alì
graphic designer 
Sara Gaibotti
locandina 
Silvia Giambrone

Nel 2022 ricorre un doppio anniversario: il quarantennale della partita di calcio giocata allo stadio Sarriá di Barcellona tra la nazionale azzurra e quella carioca, in occasione del Campionato Mondiale di Calcio del 1982, e il ventennale del debutto dello spettacolo Italia – Brasile 3 a 2. Proprio in quest’ottica, Il ritorno del sottotitolo allude alla partita da giocarsi per il passaggio del turno dopo quella comunemente battezzata come “l’andata”.

 

Mantenendo inalterati lo spirito e i punti cardinali del lavoro, ovvero la rievocazione al contempo epica ed intima di quella che più che una partita fu un vero e proprio atto identitario e comunitario, ciò che si trova a risplendere oggi sono le presenze delle assenze. Lo stadio Sarriá di Barcellona, per esempio, non esiste più, raso al suolo e così consegnato alla dimensione puramente metafisica dell’immaginario. E, soprattutto, a differenza del debutto di Italia-Brasile 3 a 2 nel 2002, è morto Paolo Rossi, il Santissimo Pablito Nostro Signore delle Rivincite, oggi più che mai eroe dei due mondi, quello dell’epos e quello del ricordo felice. È morto Enzo Bearzot, che di quella nazionale fu lo stratega. È morto Socrates, il Dottore, autore del momentaneo pareggio del Brasile. È morto Valdin Perez, portiere, tre volte crocifisso da Pablito, agnello sacrificale perché il rito avesse compimento, necessario contraltare perché il mito si strutturasse. E poi è morto zio Beppe, uno dei protagonisti della strana umanità assiepata davanti alla TV del salotto di casa Enia, e zio Beppe stava sempre assittàto antìcchia in disparte per via dei vestiti mai lavati ma sempre indossati per ogni partita della Nazionale, perché quei vestiti portavano bene e il suo sudore era aurea di santità e la scaramanzia è la Regina Sovrana delle sorti del mondo quando si giocano delle partite di pallone di importanza capitale nella costruzione del canone sentimentale.

 

«Eppure, i loro occhi, gli occhi di chi oggi non c’è più» commenta Davide Enia «le loro voci, i loro movimenti, i loro sorrisi continuano a ripresentarsi davanti a me, parola dopo parola, palpito dopo palpito, gol dopo gol, tenendomi compagnia, aprendo uno spiraglio in ciò che è inesprimibile, facendo filtrare una luce che mostra quanto per davvero infinito sia il dialogo tra i vivi e morti. Gol e palla al centro».

 

Drammaturgo, attore, regista e romanziere, Davide Enia ha vinto il Premio Maschere del Teatro 2019 come Miglior Interprete di Monologo per L’Abisso, spettacolo che ha contato centinaia di rappresentazioni. Tra i massimi esponenti della nuova generazione del cosiddetto teatro di narrazione, a Spoleto festeggia venti anni di carriera con il monologo del suo debutto teatrale avvenuto nel 2002.

produzione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana
collaborazione alla produzione 
Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello-Festival Inequilibrio

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