IL BAULE PERSONALE

Quando le tournée erano lunghe molti mesi, non come adesso che durano pochissimo, gli attori e anche alcuni tecnici (pochi) si erano organizzati invece che con le valigie, con dei bauli attrezzati come un piccolo armadio.

Erano delle casse molto rifinite, messe in verticale, con all’interno da un lato lo spazio per appendere abiti e cappotti, dall’altro i cassetti per riporre in maniera ordinata tutto il resto, dalle camicie, alla biancheria, alle scarpe.

La parte superiore del baule era bombata in modo che non si potesse sistemare sottosopra. Le robuste maniglie di cuoio, assicuravano un trasporto efficace e comodo.

C’è stato un periodo in cui i personali erano pieni degli abiti che ogni attore per contratto doveva avere. Quelli che servivano per risolvere la maggior parte delle necessità nei vari testi che si recitavano. Dallo smoking all’abito leggero, c’era un po’ di tutto.

Molti gli alberghi che avevano, o forse hanno ancora, in magazzino i bauli di quegli attori che scappavano senza pagare il conto ed erano costretti ad abbandonare l’amato armadio personale.

Chi ne voleva uno fino a poco tempo fa poteva andare a cercarlo da qualche amico ormai in pensione, o anche a Bologna alla casa di riposo per attori, dove alcuni ospiti di quella struttura li vendevano a fine carriera.

Conosco solo un artigiano che aveva il laboratorio a Roma in via XX Settembre, che si occupava di restaurare quelli che avevano fatto troppi chilometri e poi li metteva in vendita.

Il baule personale di Totò va ancora in tournée e viene mostrato nei teatri che organizzano eventi intorno a questo oggetto che appartiene alla storia del teatro.

Io di questi bauli ce n’ho due.

Uno invernale, quindi grande con tanto spazio e uno cosiddetto “estivo” perché più piccolo, più basso, senza lo spazio per i cappotti, ma sempre con i cassetti e le grucce per appendere giacche e camicie.

Quello invernale lo avevo prestato nientemeno che a Marcello Mastroianni durante le tournée che facemmo insieme.

Era arrivato in compagnia con una mappata di borse di tela, di quelle piccole e per niente comode. Dentro tutte le sue cose ciancicàte che la sarta Angela era costretta a sistemare ogni volta.

Mi è venuto spontaneo offrirgli il mio baule che apprezzò molto, tanto che alla fine della compagnia mi chiese se poteva prenderselo.

Non ho potuto lasciarglielo. Tanto più che adesso c’è ancora appiccicato un foglietto stampato con il suo cognome sopra, per non confonderlo con quello degli altri attori.

Una vera reliquia per me che sto attento a tutti i segni e le tracce che lascia dietro di sé il teatro, quello bello.

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